di Sofia Fiorini


 

Ti occupi di web dal 1998, com’è cambiato negli anni il tuo approccio al digital? Come si fa a rimanere sempre al passo coi tempi?

C’è un unico modo di rimanere sempre aggiornati: studiando e sperimentando. Era il 1998 quando ho iniziato a mettermi in gioco da nerd, dietro lo schermo di un computer, e le uniche due cose per promuoversi online erano un sito web e la mail, non c’erano le tecnologie di oggi. E partendo da queste due cose ho poi accolto nel tempo le novità, ho colto le nuove opportunità che si presentavano e ho sperimentato come fosse fare marketing digitale con quelle. Anche a forza di sbagliare si trova la via giusta. La mia specialità è diventata nel tempo il personal branding, tanto che oggi i libri che ho scritto in materia sono quattro, ma non ho mai smesso di interessarmi in senso ampio a tutto il marketing digitale.

Come sei arrivato dal personal branding a diventare docente di Social media e digital marketing?

È successo quasi per caso. Ho scritto un libro ormai cinque anni fa, Fai di te stesso un brand, che ha a avuto un successo editoriale inaspettato. Quel successo mi ha trasformato da nerd dietro il pc a speaker e docente, perché da quel momento mi hanno cercato per andare a raccontare in giro questo libro.

Ti piace il tuo lavoro? E com’è raccontarlo a chi vorrebbe lavorare nel Digital Marketing?

Mi piace tantissimo, soprattutto il fatto di poter organizzare una sequenza di informazioni in modo da renderle comprensibili per l’altra persona e, ancora di più, applicabili, tanto da cambiargli la vita. Non è la prima volta che ricevo feedback positivi da parte di chi ha preso parte al master Social media e digital marketing e poi ha avuto fortuna in questo campo grazie alle competenze ottenute lì.

Quanto conta la guida dei professionisti per chi inizia?

La guida dei professionisti è preziosa, soprattutto inizialmente. Molti arrivano con il sogno di lavorare coi social nella loro vita, ma poi non sono ben consapevoli di cosa c’è davvero dietro al digital marketing, quanto studio comporta, le complessità che implica. É importante che il docente dia a chi vuole imparare soprattutto una strategia. C’è bisogno di insegnare una visione strategica, per raggiungere i propri obiettivi. E questo tipo di strategia la può trasmettere solo chi ha lavorato per anni con il digital. Personalmente, quello a cui tengo come docente è dare chi vuole imparare un metodo che si possa adottare nella pratica del lavoro di tutti i giorni, che permetta di organizzarsi ogni giorno per crescere. Questo è ancora più importante della singola nozione.

È importante acquisire competenze e basi solide in un ambito, come questo, dove molto si dà per scontato? Quanto bisogna imparare e studiare? E a chi ci si affida per aggiornarsi?

Come per tutti i mestieri, il medico, l’ingegnere, anche il digital marketer per conoscere deve studiare. E non può permettersi di pensare che quello che sa a un certo momento varrà anche per il futuro. Il mondo si evolve e non se ne può fare a meno. Il digital marketing assembla due aree amplissime: comunicazione e tecnologie. È difficile essere tenersi aggiornati anche solo su una, figuriamoci su entrambe. È un lavoro instancabile, che oltre all’esperienza fondamentale di corsi di aggiornamento come questo, comprende un’incessante lavoro di ricerca individuale su libri, blog, eccetera.

Com’è insegnare al master di Europa Innovation Business school? Cos’è più stimolante per te? Che tipo di gente incontri?

La cosa straordinaria è che tutte le volte che faccio lezione sono io a imparare da chi ho davanti. Come succede? Con interventi e domande. Magari un ragazzo che non sa niente di digital e che è venuto per imparare da me quello che so, mi fa una domanda su ciò che lui conosce già e che, se sono fortunato, è una novità completa per me e quindi un arricchimento. C’è sempre qualcuno che mi dà degli stimoli, mi racconta qualcosa che non conoscevo. Spesso sono loro che formano me, è un’opportunità di crescita davvero stimolante.

Se dovessi indicare un punto di forza di questo master?

Direi più di tutto la qualità dei docenti selezionati. Anche in altri corsi blasonati vediamo nomi di professionisti, ma in questo master si cercano docenti con esperienza che hanno dimostrato con il loro lavoro negli anni di essere professionisti di qualità.

Pensi che il digital sia un “paese per i giovani”? A quali condizioni?

Credo che il digital sia un paese per tutti, a patto di avere la flessibilità mentale adatta a questo mondo di comunicare. Ho visto cinquantenni che si adattavano meglio dei diciottenni ai mezzi di comunicazione digital. Questo non nega il fatto che più spesso si verifichi il contrario. Ma significa che chiunque può fare digital a patto di saper comprendere la grammatica e le logiche che ci stanno dietro. Quando parliamo di digital parliamo di attenzione: la stessa che abbiamo al bar ce l’abbiamo online. Se il discorso non ti interessa, non ascolti. Ma se fai in modo di essere interessante per il tuo utente guadagnerai la sua attenzione. E se riesci a farti ascoltare davvero, puoi portare la persona che ti ascolta a comprare qualcosa. È così che raggiungi l’obiettivo. Si tratta di mantenere l’attenzione su una nicchia e un tema specifico.

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