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Dietro le quinte del Master Social Media e Digital Marketing: intervista al docente ed esperto di content marketing Andrea Boscaro

di Sofia Fiorini


 

Com’è stato il tuo cammino verso il social media marketing?

Ormai otto anni fa ho deciso di lasciare l’azienda e-commerce che guidavo qui in Italia perchè, insieme al mio socio in The Vortex, Nicola Mauri, ho avvertito quanto fosse necessario per le aziende internalizzare se non i processi, almeno le competenze legate al mondo digital e questa necessità era prodotta soprattutto dall’ascesa dei social media. Da quel momento, i social sono diventati uno dei principali temi della mia attività formativa oltre che un ambiente di grande importanza per il confronto e la comunicazione del brand.

La mia esperienza come docente è nata poi da una lettura del mercato, cioè dall’intuizione che la formazione potesse davvero interessare un vasto pubblico, fosse un servizio molto richiesto e di cui c’era bisogno. Così ho scelto di mettere a disposizione le mie competenze a riguardo. Al master di Social Media e digital marketing insegno nello specifico content marketing, ma anche di altri aspetti più generali del marketing digitale.

Com’è insegnare al master? È un’esperienza stimolante? Che gente si incontra?

Sono colpito a livello personale dal fatto che professionisti con alle spalle un’attività, non solo ragazzi giovani, decidano per una settimana di mettersi in gioco con grande umiltà, chiudendosi in una sala con sconosciuti per far ripartire da zero la propria conoscenza. Questa è una delle cose che mi motiva di più ad andare in aula.

Se dovessi indicare il punto di forza di questo master, quale sarebbe?

La formula full time di una settimana intensa di lezione ha il vantaggio che, diversamente dal altre esperienze di formazione, c’è un percorso di crescita, e permette di confrontarsi con persone che arrivano da ambiti completamente diversi. I colleghi delle aziende per cui lavoro hanno orizzonti molto verticali, specifici. In questo master ti trovi invece a confrontarti con persone provenienti da settori differenti, riesci ad avere uno sguardo a 360 gradi sulla rete. E appunto perché il pubblico è composito, il percorso tematico sul digitale è all’insegna dell’esaustività. È un punto di forza importante poi il fatto di avere docenti molti diversi, professionisti con background diversi, da esperti di marketing, a quelli di comunicazione, fino al business.

Consiglieresti il master a chi ha appena iniziato? E invece a chi già ne sa di digital?

Per chi non ne sa nulla di digital consiglio il master perché offre una mappatura ben costruita di digital marketing. Permette di capire che tutti i diversi strumenti nel digital assolvono a uno scopo diverso. Non tutti i partecipanti diventeranno social media manager, c’è chi si specializzerà in altre competenze, perché il digital offre vari ruoli da ricoprire.

Per chi invece già ne sa di digital il master è la possibilità di fare domande a quelli che credo siano i migliori formatori di digital in Italia al momento. Credo che i corso di formazione siano abiti di sartoria: tutti dobbiamo personalizzare il nostro percorso in funzione dei nostri interessi. Andare a un corso già con le domande giuste è il primo passo per cucirsi un bel vestito addosso.

È importante acquisire competenze e basi solide in un ambito, come questo, dove molto si dà per scontato? Quanto bisogna imparare e studiare?

Ogni giorno entro nelle piattaforme e, rispetto al giorno prima, sono cambiate: per questo motivo non basta studiare sui libri. Occorre fare pratica, simulare campagne o curarne anche di piccole per impratichirsi e testare sul campo le opportunità e i limiti degli strumenti. Dopodiché occorre studiare, ed a fondo, i modelli interpretativi dell’uso dei media digitali, le teorie come quella dei “micromomenti” e le tendenze che, in forme sempre più pronunciate, differenziano l’adozione di tali ambienti da parte di tipologie di persone differenti.

Come si rimane costantemente aggiornati e competitivi nel DM?

Con una cura maniacale delle fonti, dei siti da leggere e degli account da seguire. Con una loro costante “curation” e con una frequentazione abituale degli strumenti. Dopodiché rimango ammirato della grande partecipazione, soprattutto da parte dei più giovani, agli eventi che ormai quotidianamente parlando di digitale verticalizzandone il racconto e la formazione in settori specifici. Il nostro è indubbiamente un momento dove ci si confronta molto ed indubbiamente questo è il segno della sua forza e del suo interesse.

Ti piace il tuo lavoro? E raccontarlo a chi vorrebbe aprirsi la sua strada nel Digital Marketing?

Ci sono momenti in cui il mio lavoro mi piace meno di un tempo. Seguendo con interesse e con preoccupazione come la Rete si è evoluta facendo emergere fenomeni come il cyberbullismo o l’hate speech avverto di avere, benché in minima parte, contribuito a creare un mondo in cui non mi riconosco e che occorre combattere. Mi auguro che i professionisti del futuro del marketing digitale abbiamo una componente etica tanto forte quanto, nel passato, è stata forte la volontà di renderlo un mezzo noto e tale da imporsi al vasto pubblico che oggi ha raggiunto.

Pensi che sia un mondo per i giovani? A quali condizioni?

Sul piano professionale, il marketing digitale permette ai più giovani di affrontare in modo limpido e senza preconcetti le diverse soluzioni. Ciò che manca ai più giovani è ovviamente l’esperienza e il linguaggio del marketing e del management che spesso crea un divario fra il professionista e il committente sia esso l’imprenditore o il responsabile marketing. Eppure – lo dimostra il successo online di Giovanni Trapattoni curato dal nipote – la tecnologia deve unire i puntini delle generazioni se vuole produrre valore.

È vero che aziende, organizzazioni, insomma chi non si adegua resterà inesorabilmente indietro?

È vero, ma con uno sguardo più disincantato di un tempo. Come a seguito di ogni cambiamento tecnologico, dopo un’adozione indiscriminata iniziale ed una lettura di innamoramento eccessivo, stiamo vivendo una fase di consapevolezza più profonda, volta a comprendere ciò che serve davvero e ciò che rappresenta investimenti o sforzi inutili. Non tutte le piattaforme digitali e le tecniche con cui servirsene sono utili per tutti i modelli di business: la competenza serve quindi per conoscerle, anche per non adottarle.

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    Master Social Media e Digital marketing: Riccardo Scandellari da “nerd” a docente di personal branding

    di Sofia Fiorini


     

    Ti occupi di web dal 1998, com’è cambiato negli anni il tuo approccio al digital? Come si fa a rimanere sempre al passo coi tempi?

    C’è un unico modo di rimanere sempre aggiornati: studiando e sperimentando. Era il 1998 quando ho iniziato a mettermi in gioco da nerd, dietro lo schermo di un computer, e le uniche due cose per promuoversi online erano un sito web e la mail, non c’erano le tecnologie di oggi. E partendo da queste due cose ho poi accolto nel tempo le novità, ho colto le nuove opportunità che si presentavano e ho sperimentato come fosse fare marketing digitale con quelle. Anche a forza di sbagliare si trova la via giusta. La mia specialità è diventata nel tempo il personal branding, tanto che oggi i libri che ho scritto in materia sono quattro, ma non ho mai smesso di interessarmi in senso ampio a tutto il marketing digitale.

    Come sei arrivato dal personal branding a diventare docente di Social media e digital marketing?

    È successo quasi per caso. Ho scritto un libro ormai cinque anni fa, Fai di te stesso un brand, che ha a avuto un successo editoriale inaspettato. Quel successo mi ha trasformato da nerd dietro il pc a speaker e docente, perché da quel momento mi hanno cercato per andare a raccontare in giro questo libro.

    Ti piace il tuo lavoro? E com’è raccontarlo a chi vorrebbe lavorare nel Digital Marketing?

    Mi piace tantissimo, soprattutto il fatto di poter organizzare una sequenza di informazioni in modo da renderle comprensibili per l’altra persona e, ancora di più, applicabili, tanto da cambiargli la vita. Non è la prima volta che ricevo feedback positivi da parte di chi ha preso parte al master Social media e digital marketing e poi ha avuto fortuna in questo campo grazie alle competenze ottenute lì.

    Quanto conta la guida dei professionisti per chi inizia?

    La guida dei professionisti è preziosa, soprattutto inizialmente. Molti arrivano con il sogno di lavorare coi social nella loro vita, ma poi non sono ben consapevoli di cosa c’è davvero dietro al digital marketing, quanto studio comporta, le complessità che implica. É importante che il docente dia a chi vuole imparare soprattutto una strategia. C’è bisogno di insegnare una visione strategica, per raggiungere i propri obiettivi. E questo tipo di strategia la può trasmettere solo chi ha lavorato per anni con il digital. Personalmente, quello a cui tengo come docente è dare chi vuole imparare un metodo che si possa adottare nella pratica del lavoro di tutti i giorni, che permetta di organizzarsi ogni giorno per crescere. Questo è ancora più importante della singola nozione.

    È importante acquisire competenze e basi solide in un ambito, come questo, dove molto si dà per scontato? Quanto bisogna imparare e studiare? E a chi ci si affida per aggiornarsi?

    Come per tutti i mestieri, il medico, l’ingegnere, anche il digital marketer per conoscere deve studiare. E non può permettersi di pensare che quello che sa a un certo momento varrà anche per il futuro. Il mondo si evolve e non se ne può fare a meno. Il digital marketing assembla due aree amplissime: comunicazione e tecnologie. È difficile essere tenersi aggiornati anche solo su una, figuriamoci su entrambe. È un lavoro instancabile, che oltre all’esperienza fondamentale di corsi di aggiornamento come questo, comprende un’incessante lavoro di ricerca individuale su libri, blog, eccetera.

    Com’è insegnare al master di Europa Innovation Business school? Cos’è più stimolante per te? Che tipo di gente incontri?

    La cosa straordinaria è che tutte le volte che faccio lezione sono io a imparare da chi ho davanti. Come succede? Con interventi e domande. Magari un ragazzo che non sa niente di digital e che è venuto per imparare da me quello che so, mi fa una domanda su ciò che lui conosce già e che, se sono fortunato, è una novità completa per me e quindi un arricchimento. C’è sempre qualcuno che mi dà degli stimoli, mi racconta qualcosa che non conoscevo. Spesso sono loro che formano me, è un’opportunità di crescita davvero stimolante.

    Se dovessi indicare un punto di forza di questo master?

    Direi più di tutto la qualità dei docenti selezionati. Anche in altri corsi blasonati vediamo nomi di professionisti, ma in questo master si cercano docenti con esperienza che hanno dimostrato con il loro lavoro negli anni di essere professionisti di qualità.

    Pensi che il digital sia un “paese per i giovani”? A quali condizioni?

    Credo che il digital sia un paese per tutti, a patto di avere la flessibilità mentale adatta a questo mondo di comunicare. Ho visto cinquantenni che si adattavano meglio dei diciottenni ai mezzi di comunicazione digital. Questo non nega il fatto che più spesso si verifichi il contrario. Ma significa che chiunque può fare digital a patto di saper comprendere la grammatica e le logiche che ci stanno dietro. Quando parliamo di digital parliamo di attenzione: la stessa che abbiamo al bar ce l’abbiamo online. Se il discorso non ti interessa, non ascolti. Ma se fai in modo di essere interessante per il tuo utente guadagnerai la sua attenzione. E se riesci a farti ascoltare davvero, puoi portare la persona che ti ascolta a comprare qualcosa. È così che raggiungi l’obiettivo. Si tratta di mantenere l’attenzione su una nicchia e un tema specifico.

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