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Category Archives: Interviste Docenti

Master in Social Media e Digital Marketing: Intervista a Veronica Gentili, Facebook Marketing Expert, docente e speaker

di Sofia Fiorini


 

Com’è stato il tuo cammino verso il digital marketing? Come si fa a rimanere sempre al passo coi tempi nel tuo lavoro?

Io ho iniziato studiando tantissimo e facendo un sacco di corsi. Quello di chi lavora nel digital marketing è un cammino costante e continuativo. Chi vuole fare questo lavoro deve continuare ad aggiornarsi con percorsi online e in aula. Bisogna mettersi nell’ordine di idee che si deve rimanere al passo, per non perdere il proprio valore competitivo.

Ti piace il tuo lavoro? E com’è raccontarlo a chi vorrebbe lavorare nel Digital Marketing? Quanto è preziosa la guida dei professionisti per chi inizia?

Sì assolutamente, mi fa piacere pensare di poter essere di ispirazione per chi vuole intraprendere questa carriera. Essere guidati dai professionisti ha molta importanza, soprattuto per chi inizia (ma anche per chi ha già preso questa strada da un po’), perché permette di evitare una serie di errori e di accelerare l’apprendimento, facilita molto avere un percorso chiaro da seguire. A chi vuole migliorare le proprie competenze consiglio sicuramente il master in Social Media e Digital Marketing. Lo consiglio perché oltre a essere un’esperienza stimolante fornisce solide basi sulle quali costruire la propria professione, e lo fa con serietà.

Il master in Social Media e Digital Marketing ha superato ormai l’edizione numero 150. Un dato che ci dice come l’interesse per la formazione in questo ambito sia costante. Ma cosa fa la qualità di un corso di formazione nel digital?

La qualità la fanno in primis i docenti – nel master Social Media e Digital Marketing c’è qualità, i docenti sono seri professionisti del digital marketing. La rosa dei docenti è anche l’elemento chiave in base a cui scegliere un corso, e consiglio di partire da qui per valutarne la qualità. Il passo successivo è considerare lo storico e la reputazione del corso in sé. Una certa esperienza alle spalle, come nel vostro caso, discrimina un corso professionale dai corsi improvvisati. Un’altra cosa da considerare è la presenza di attività pratiche, come sono ad esempio le parti di laboratorio in esercitazioni pratiche di questo master.

Da esperta di Facebook Marketing, diresti che è importante acquisire competenze e basi solide in un ambito, come questo, dove molto si dà per scontato? Quanto bisogna imparare e studiare?

È fondamentale, non si può sottovalutare la necessità di fare formazione in questo ambito. Lavorare nel digital marketing richiede competenze specifiche al pari di qualsiasi professionalità, servono competenza ed esperienza sul campo. Improvvisare significare mettere a repentaglio il business del cliente o il proprio, bisogna studiare e sperimentare, pratica e teoria vanno a braccetto.

Per quanto riguarda Facebook e le sue specifiche modalità, è molto importante restare aggiornati sempre. La formazione in questo ambito non finisce mai. Non è pensabile sentirsi a posto a vita dopo aver fatto un corso anni prima. Fare corsi è il modo più efficace e semplice per restare aggiornati.

Com’è insegnare al master? Cos’è più stimolante per te? Che tipo di gente incontri?

È una bella esperienza, stimolante anche per noi docenti, perché tra gli studenti si incontrano professionisti che già lavorano nel digital marketing, in proprio o per aziende, e che vogliono aggiornarsi, migliorare le proprie competenze e modernizzare il business. La loro presenza nelle classi è preziosa, oltre che per gli altri partecipanti, anche per noi docenti. Da loro partono spesso domande e dubbi che nascono dall’esperienza diretta, per trovare soluzioni a problemi reali del digitale. È sempre una bella esperienza e si impara sempre tanto da loro.

Il digital è un settore che offre spazio ai giovani? A quali condizioni?

La richiesta è sempre più alta, soprattutto per quanto riguarda la gestione di pagine Facebook, Instagram e canali Whatsapp, la triade dei social network più usati. La difficoltà sta nel riuscire a differenziarsi dalla miriade di persone che si propongono come social media manager. Le carte vincenti in questo senso sono competenze molto specifiche ed esperienza. Per un cliente un social media manager risulta credibile quando dispone di risultati misurabili e quindi di campagne di successo al suo attivo.

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    Dietro le quinte del Master Social Media e Digital Marketing: intervista al docente ed esperto di content marketing Andrea Boscaro

    di Sofia Fiorini


     

    Com’è stato il tuo cammino verso il social media marketing?

    Ormai otto anni fa ho deciso di lasciare l’azienda e-commerce che guidavo qui in Italia perchè, insieme al mio socio in The Vortex, Nicola Mauri, ho avvertito quanto fosse necessario per le aziende internalizzare se non i processi, almeno le competenze legate al mondo digital e questa necessità era prodotta soprattutto dall’ascesa dei social media. Da quel momento, i social sono diventati uno dei principali temi della mia attività formativa oltre che un ambiente di grande importanza per il confronto e la comunicazione del brand.

    La mia esperienza come docente è nata poi da una lettura del mercato, cioè dall’intuizione che la formazione potesse davvero interessare un vasto pubblico, fosse un servizio molto richiesto e di cui c’era bisogno. Così ho scelto di mettere a disposizione le mie competenze a riguardo. Al master di Social Media e digital marketing insegno nello specifico content marketing, ma anche di altri aspetti più generali del marketing digitale.

    Com’è insegnare al master? È un’esperienza stimolante? Che gente si incontra?

    Sono colpito a livello personale dal fatto che professionisti con alle spalle un’attività, non solo ragazzi giovani, decidano per una settimana di mettersi in gioco con grande umiltà, chiudendosi in una sala con sconosciuti per far ripartire da zero la propria conoscenza. Questa è una delle cose che mi motiva di più ad andare in aula.

    Se dovessi indicare il punto di forza di questo master, quale sarebbe?

    La formula full time di una settimana intensa di lezione ha il vantaggio che, diversamente dal altre esperienze di formazione, c’è un percorso di crescita, e permette di confrontarsi con persone che arrivano da ambiti completamente diversi. I colleghi delle aziende per cui lavoro hanno orizzonti molto verticali, specifici. In questo master ti trovi invece a confrontarti con persone provenienti da settori differenti, riesci ad avere uno sguardo a 360 gradi sulla rete. E appunto perché il pubblico è composito, il percorso tematico sul digitale è all’insegna dell’esaustività. È un punto di forza importante poi il fatto di avere docenti molti diversi, professionisti con background diversi, da esperti di marketing, a quelli di comunicazione, fino al business.

    Consiglieresti il master a chi ha appena iniziato? E invece a chi già ne sa di digital?

    Per chi non ne sa nulla di digital consiglio il master perché offre una mappatura ben costruita di digital marketing. Permette di capire che tutti i diversi strumenti nel digital assolvono a uno scopo diverso. Non tutti i partecipanti diventeranno social media manager, c’è chi si specializzerà in altre competenze, perché il digital offre vari ruoli da ricoprire.

    Per chi invece già ne sa di digital il master è la possibilità di fare domande a quelli che credo siano i migliori formatori di digital in Italia al momento. Credo che i corso di formazione siano abiti di sartoria: tutti dobbiamo personalizzare il nostro percorso in funzione dei nostri interessi. Andare a un corso già con le domande giuste è il primo passo per cucirsi un bel vestito addosso.

    È importante acquisire competenze e basi solide in un ambito, come questo, dove molto si dà per scontato? Quanto bisogna imparare e studiare?

    Ogni giorno entro nelle piattaforme e, rispetto al giorno prima, sono cambiate: per questo motivo non basta studiare sui libri. Occorre fare pratica, simulare campagne o curarne anche di piccole per impratichirsi e testare sul campo le opportunità e i limiti degli strumenti. Dopodiché occorre studiare, ed a fondo, i modelli interpretativi dell’uso dei media digitali, le teorie come quella dei “micromomenti” e le tendenze che, in forme sempre più pronunciate, differenziano l’adozione di tali ambienti da parte di tipologie di persone differenti.

    Come si rimane costantemente aggiornati e competitivi nel DM?

    Con una cura maniacale delle fonti, dei siti da leggere e degli account da seguire. Con una loro costante “curation” e con una frequentazione abituale degli strumenti. Dopodiché rimango ammirato della grande partecipazione, soprattutto da parte dei più giovani, agli eventi che ormai quotidianamente parlando di digitale verticalizzandone il racconto e la formazione in settori specifici. Il nostro è indubbiamente un momento dove ci si confronta molto ed indubbiamente questo è il segno della sua forza e del suo interesse.

    Ti piace il tuo lavoro? E raccontarlo a chi vorrebbe aprirsi la sua strada nel Digital Marketing?

    Ci sono momenti in cui il mio lavoro mi piace meno di un tempo. Seguendo con interesse e con preoccupazione come la Rete si è evoluta facendo emergere fenomeni come il cyberbullismo o l’hate speech avverto di avere, benché in minima parte, contribuito a creare un mondo in cui non mi riconosco e che occorre combattere. Mi auguro che i professionisti del futuro del marketing digitale abbiamo una componente etica tanto forte quanto, nel passato, è stata forte la volontà di renderlo un mezzo noto e tale da imporsi al vasto pubblico che oggi ha raggiunto.

    Pensi che sia un mondo per i giovani? A quali condizioni?

    Sul piano professionale, il marketing digitale permette ai più giovani di affrontare in modo limpido e senza preconcetti le diverse soluzioni. Ciò che manca ai più giovani è ovviamente l’esperienza e il linguaggio del marketing e del management che spesso crea un divario fra il professionista e il committente sia esso l’imprenditore o il responsabile marketing. Eppure – lo dimostra il successo online di Giovanni Trapattoni curato dal nipote – la tecnologia deve unire i puntini delle generazioni se vuole produrre valore.

    È vero che aziende, organizzazioni, insomma chi non si adegua resterà inesorabilmente indietro?

    È vero, ma con uno sguardo più disincantato di un tempo. Come a seguito di ogni cambiamento tecnologico, dopo un’adozione indiscriminata iniziale ed una lettura di innamoramento eccessivo, stiamo vivendo una fase di consapevolezza più profonda, volta a comprendere ciò che serve davvero e ciò che rappresenta investimenti o sforzi inutili. Non tutte le piattaforme digitali e le tecniche con cui servirsene sono utili per tutti i modelli di business: la competenza serve quindi per conoscerle, anche per non adottarle.

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    Master Social Media e Digital marketing: Riccardo Scandellari da “nerd” a docente di personal branding

    di Sofia Fiorini


     

    Ti occupi di web dal 1998, com’è cambiato negli anni il tuo approccio al digital? Come si fa a rimanere sempre al passo coi tempi?

    C’è un unico modo di rimanere sempre aggiornati: studiando e sperimentando. Era il 1998 quando ho iniziato a mettermi in gioco da nerd, dietro lo schermo di un computer, e le uniche due cose per promuoversi online erano un sito web e la mail, non c’erano le tecnologie di oggi. E partendo da queste due cose ho poi accolto nel tempo le novità, ho colto le nuove opportunità che si presentavano e ho sperimentato come fosse fare marketing digitale con quelle. Anche a forza di sbagliare si trova la via giusta. La mia specialità è diventata nel tempo il personal branding, tanto che oggi i libri che ho scritto in materia sono quattro, ma non ho mai smesso di interessarmi in senso ampio a tutto il marketing digitale.

    Come sei arrivato dal personal branding a diventare docente di Social media e digital marketing?

    È successo quasi per caso. Ho scritto un libro ormai cinque anni fa, Fai di te stesso un brand, che ha a avuto un successo editoriale inaspettato. Quel successo mi ha trasformato da nerd dietro il pc a speaker e docente, perché da quel momento mi hanno cercato per andare a raccontare in giro questo libro.

    Ti piace il tuo lavoro? E com’è raccontarlo a chi vorrebbe lavorare nel Digital Marketing?

    Mi piace tantissimo, soprattutto il fatto di poter organizzare una sequenza di informazioni in modo da renderle comprensibili per l’altra persona e, ancora di più, applicabili, tanto da cambiargli la vita. Non è la prima volta che ricevo feedback positivi da parte di chi ha preso parte al master Social media e digital marketing e poi ha avuto fortuna in questo campo grazie alle competenze ottenute lì.

    Quanto conta la guida dei professionisti per chi inizia?

    La guida dei professionisti è preziosa, soprattutto inizialmente. Molti arrivano con il sogno di lavorare coi social nella loro vita, ma poi non sono ben consapevoli di cosa c’è davvero dietro al digital marketing, quanto studio comporta, le complessità che implica. É importante che il docente dia a chi vuole imparare soprattutto una strategia. C’è bisogno di insegnare una visione strategica, per raggiungere i propri obiettivi. E questo tipo di strategia la può trasmettere solo chi ha lavorato per anni con il digital. Personalmente, quello a cui tengo come docente è dare chi vuole imparare un metodo che si possa adottare nella pratica del lavoro di tutti i giorni, che permetta di organizzarsi ogni giorno per crescere. Questo è ancora più importante della singola nozione.

    È importante acquisire competenze e basi solide in un ambito, come questo, dove molto si dà per scontato? Quanto bisogna imparare e studiare? E a chi ci si affida per aggiornarsi?

    Come per tutti i mestieri, il medico, l’ingegnere, anche il digital marketer per conoscere deve studiare. E non può permettersi di pensare che quello che sa a un certo momento varrà anche per il futuro. Il mondo si evolve e non se ne può fare a meno. Il digital marketing assembla due aree amplissime: comunicazione e tecnologie. È difficile essere tenersi aggiornati anche solo su una, figuriamoci su entrambe. È un lavoro instancabile, che oltre all’esperienza fondamentale di corsi di aggiornamento come questo, comprende un’incessante lavoro di ricerca individuale su libri, blog, eccetera.

    Com’è insegnare al master di Europa Innovation Business school? Cos’è più stimolante per te? Che tipo di gente incontri?

    La cosa straordinaria è che tutte le volte che faccio lezione sono io a imparare da chi ho davanti. Come succede? Con interventi e domande. Magari un ragazzo che non sa niente di digital e che è venuto per imparare da me quello che so, mi fa una domanda su ciò che lui conosce già e che, se sono fortunato, è una novità completa per me e quindi un arricchimento. C’è sempre qualcuno che mi dà degli stimoli, mi racconta qualcosa che non conoscevo. Spesso sono loro che formano me, è un’opportunità di crescita davvero stimolante.

    Se dovessi indicare un punto di forza di questo master?

    Direi più di tutto la qualità dei docenti selezionati. Anche in altri corsi blasonati vediamo nomi di professionisti, ma in questo master si cercano docenti con esperienza che hanno dimostrato con il loro lavoro negli anni di essere professionisti di qualità.

    Pensi che il digital sia un “paese per i giovani”? A quali condizioni?

    Credo che il digital sia un paese per tutti, a patto di avere la flessibilità mentale adatta a questo mondo di comunicare. Ho visto cinquantenni che si adattavano meglio dei diciottenni ai mezzi di comunicazione digital. Questo non nega il fatto che più spesso si verifichi il contrario. Ma significa che chiunque può fare digital a patto di saper comprendere la grammatica e le logiche che ci stanno dietro. Quando parliamo di digital parliamo di attenzione: la stessa che abbiamo al bar ce l’abbiamo online. Se il discorso non ti interessa, non ascolti. Ma se fai in modo di essere interessante per il tuo utente guadagnerai la sua attenzione. E se riesci a farti ascoltare davvero, puoi portare la persona che ti ascolta a comprare qualcosa. È così che raggiungi l’obiettivo. Si tratta di mantenere l’attenzione su una nicchia e un tema specifico.

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    Master Social Media e Digital Marketing, la parola a Luca Bove, consulente di Digital Marketing, esperto di Local Search e docente

    di Sofia Fiorini


    Da Esperto di Local Search e SEO a docente di Social Media e Digital Marketing, com’è stato il tuo cammino verso il mondo del digital?

    Il centro della mia attività e il suo primo interesse riguarda l’utilizzo e la logica dei motori di ricerca, che sono molto importanti per avere risposte alle domande che ci poniamo. Provengo da una lunga storia di search marketing, che mi ha portato poi nel tempo ad avvicinarmi per necessità al mondo del social e delle sue regole, oltre che del digital marketing in generale, perché non tutto è legato ai motori di ricerca. I motori di ricerca sono solo uno (seppur molto importante) dei tanti touch point tra azienda e potenziali clienti di cui bisogna tenere conto. Ed è un elemento importante da tenere in considerazione per chi vuole restare aggiornato in formazione. Ed è di questo che mi occupo principalmente anche come docente del master Social media e Digital marketing.

    Com’è insegnare al master Social Media e Digital Marketing? Che tipo di gente incontri?

    Di solito ci sono persone che si stanno approcciando al mondo digitale e vogliono cominciare a sfruttarlo adeguatamente a scopi lavorativi. Decisamente un’esperienza stimolante.

    Ti piace il tuo lavoro? E raccontarlo a chi vorrebbe lavorare nel Digital Marketing?

    Decisamente sì. Fra l’altro è un settore a forte crescita e di esperti in questo campo c’è davvero tanta richiesta, perché siamo ancora in pochi. Poi c’è un alto tasso di varietà di figure richieste, perché il digital marketing ha una gamma di applicazioni professionali altissima. Dalle più tecniche – quelle che sanno colloquiare con le macchine e che, sebbene siano invisibili, sono fondamentali, perché propedeutiche a tutto il resto – alle più creative, è un mondo che pullula di possibilità occupazionali.

    E le possibilità si moltiplicano ulteriormente se si pensa che ogni aspetto può essere verticalizzato e approfondito. Per esempio, il progetto a cui mi sto dedicando ormai da alcuni anni è quello della local strategy (https://www.localstrategy.it), primo progetto verticale in Italia che aiuta a gestire in modo semplice la propria presenza come azienda sulle mappe virtuali (prima tra tutti Google My business), semplificando processi interni come la gestione dei dati.

    È importante acquisire competenze e basi solide in un ambito, come questo, dove molto si dà per scontato? Quanto bisogna imparare e studiare? E a chi ci si affida per aggiornarsi?

    È importantissimo studiare tanto e sempre, non bisogna fermarsi mai. Seguire dei corsi strutturati, soprattutto all’inizio, aiuta ad avere basi solide e a seguire una linea definita. Ma anche una volta che si sono acquisite le competenze di base, bisogna restare costantemente aggiornati sul campo.

    D’altra parte la scelta, nel caso si decida di partecipare a corsi di formazione e aggiornamento, non è sempre facile, vista l’abbondanza di proposte. Un buon metodo per scegliere un corso di qualità è sicuramente controllare i nomi e i cv dei docenti. Si tratta di professionisti del settore con esperienza? O il loro bagaglio comprende solo la formazione? I migliori consigli vengono poi da chi ha frequentato gli stessi corsi in precedenza e può dare informazioni per esperienza.

    Pensi che sia un mondo per i giovani? A quali condizioni?

    Non è di certo un percorso facile quello di chi decide di aprirsi spazi in questo settore, ma certamente dà molte soddisfazioni. Gli spazi aperti oggi e ancor più per il futuro ci sono, e sono notevoli. Bisogna provare a raggiungerli, dandosi da fare. È un settore in cui non ci si può permettere di stare fermi, bisogna saper stare al passo con le novità, ed è a questo che servono master professionali come quello di Europa Innovation Business School. A chi si affaccia a questo settore da neofita consiglio di fare dei test su piccoli o piccolissimi progetti, ad esempio aprire e gestire, anche in modo gratuito, piccoli siti per tempi limitatissimi e mettersi alla prova con quelli. Non è altro che un esperimento su sé stessi per capire se il digital fa per voi, e se è la strada giusta. Aiuta a confrontarsi col tipo di lavoro particolare che è il digital marketing, che spesso è più impegnativo di quanto non si creda.

    È vero che aziende, organizzazioni, insomma chi non si adegua resterà inesorabilmente indietro, o è una visione catastrofica?

    Si è vero, chi non sta al passo con il digital è sicuramente svantaggiato. In più da noi si aggiunge il problema della particolarità della situazione italiana, composta da piccole aziende, che non riescono a mettere a sistema l’innovazione. Per le nostre aziende, la direzione da prendere da ora in poi è creare al loro interno una sezione dedicata alle innovazioni, che favorisca la formazione continua e lasci spazio a nuove attività. Da questo punto di vista, moltissimi devono reinventarsi. Capita spesso che in alcuni ambiti siano più avanti, aggiornati, consapevoli i clienti che non gli imprenditori.

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    Intervista a Roberta Pinna

    di Arianna Ioli


     

    A: Iniziamo dalle domande fondamentali: ti piace il tuo lavoro? E insegnarlo a chi vuole imparare? Una bella responsabilità essere d’esempio.

    R: Ciao Arianna * prima di tutto ti ringrazio per questa intervista e per avermi coinvolta come docente nel progetto di Master in Social Media e Digital Marketing. Rispondo subito in maniera diretta e probabilmente scontata alla tua prima domanda: io amo il mio lavoro. Presumo che il mio percorso professionale sia stato scelto per me dal mio carattere, sono una persona estroversa ed espansiva, amo il contatto con il pubblico oltre che relazionarmi con le persone dal vivo e online. Ho iniziato ad insegnare la mia professione 4 anni fa, e ho scoperto che amo farlo perché a trascinarmi sono sempre la passione e l’entusiasmo per la materia oltre che un pubblico curioso, interessato e motivato. Essere d’esempio è una bella responsabilità ed è proprio per questo che in aula porto con me la mia esperienza, casi studio e situazioni complicate alle quali ho trovato soluzione.

    A: Fare formazione non è così scontato in un ambito in cui tutti pensano di saperne abbastanza! Quanto servono competenze e basi solide per poter lavorare come professionisti?

    R: Assolutamente Arianna, non è per nulla scontato. Fare formazione comporta oltre che avere esperienza e competenze, delle buone doti esplicative. Per lavorare come professionisti, soprattutto in questo settore in continua evoluzione, credo sia necessario uno studio quotidiano e tanta pratica. Solo con un regolare allenamento, un’attitudine positiva verso la materia e una buona dose di ambizione si possono raggiungere dei risultati soddisfacenti. Secondo la mia opinione è più importante il percorso di crescita che l’arrivo.

    A: Pensi che sia un mondo per i giovani? A quali condizioni?

    R: È un mondo fatto principalmente per i giovani. Le condizioni sono due: serietà e consapevolezza. Al giorno d’oggi noto che la massima ambizione di tanti adolescenti sia quella di diventare Influencer o Youtuber: pensano al numero di follower, ai regali ricevuti o al free pass per l’evento del momento omettendo lo studio, la cosa a parer mio più importante. Non si vive di regali, gadget o follower o per lo meno non sono il giusto punto di partenza per intraprendere una vera professione.

    A: Si sente tanto parlare di Digital Transformation ma in Italia, a parte qualche eccezione, siamo davvero ancora all’inizio. È vero che aziende, organizzazioni, insomma chi non si adegua resterà inesorabilmente indietro o è una visione catastrofica?

    R: Sinceramente penso sia più catastrofico essere online in maniera scorretta, tanto per esserci, che non essere presenti. Deve essere chiaro nella mente di chi gestisce un’azienda o un’organizzazione che la Digital Transformation non è un passatempo o un lavoro complementare di chi si occupa (ad esempio) di accoglienza, ma un bell’investimento a medio e lungo termine. Tempo, risorse, contenuti e materiali, testi, campagne pubblicitarie, analisi, strategia, assistenza (etc.) hanno un costo. Farlo per un breve periodo, senza identificare dei veri e propri obbiettivi, senza misurare dei risultati e tanto per poter affermare “l’ho fatto anche io” equivale a fare non uno ma almeno 10 passi indietro più una grande dose di rischio di far male o lasciare il progetto incompiuto.

    A: E anche in questo caso, si parla di serietà, consapevolezza e una buona dose di approfondimento, se non fraintendo, tuttavia “Digital is in the air” come si legge all’aeroporto di Torino! Qualche consiglio per seguire questo buon vento?

    R: Il mio consiglio è quello di identificare, prima di tutto l’obbiettivo, non improvvisare ma pianificare e trasformare. In poche parole adattarsi al cambiamento. All’aeroporto di Torino hanno pensato di progettare una rete non spettacolarizzata da schermi o apparecchiature elettroniche per connettere i vari player che operano all’interno della struttura. L’innovazione rientra nelle categorie dei big-data della IOT e della User Experience. È quest’ultima, la UX che insieme al Conversational Marketing e il Gaming, che presumo siano aspetti da approfondire in questi ultimi anni non necessariamente con delle opere visibili al pubblico. Immagino che l’esperienza dell’utente, in questo caso consista nel poter usufruire di una linea wi-fi funzionante o magari quella di velocizzare un’attesa in fila. Io che sono un’amante dei viaggi in aereo dovrei testare questo “nuovo” aeroporto.

    A: Prossima meta Torino Caselle allora, peccato che il più delle volte, sia più comodo il treno per raggiungere il capoluogo piemontese! Ultima domanda per te: mi piacerebbe conoscere un progetto d’innovazione che ti è particolarmente piaciuto o una città che sta lavorando bene in tal senso.

    R: Un progetto innovativo, di cui ho sentito parlare e che mi è piaciuto particolarmente, è l’inaugurazione di Casa Siemens a Milano. La nuova sede milanese è la realizzazione di un progetto di riqualificazione della città. Casa Siemens è composta da due Green Building di prima categoria in classe A e realizzato secondo il protocollo Leed Gold. Quindi, smart working e spazi di lavoro affiancati da diversi luoghi d’incontro come una palestra e un nuovo impianto sportivo, negozi, il servizio di bike sharing e un’area verde e una dedicata alla realizzazione di un orto.

     

    *Ndr Arianna sono io! Direttrice e Content Curator di Europa Innovation Business School!. L’intervista è stato un piacevole scambio con la fantastica Roberta Pinna e ho deciso di lasciare il tono informale e allegro, così com’è!

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    Generazioni diverse, un unico percorso: uno sguardo sul Master Social Media Digital Marketing di Europa Innovation Business School

    di Arianna Ioli e Rudy Bandiera


     

    Capita spesso, quando con amici, conoscenti, nuovi docenti o addetti ai lavori parliamo dei corsi di Europa Innovation Business School, che ci venga chiesto quale sia l’età dei nostri corsisti! Età anagrafica, certamente, ma anche il tipo di percorso, il bagaglio di esperienze o la motivazione che spinge a prendersi una settimana – quasi – di tempo per imparare qualcosa di nuovo o approfondire conoscenze che stavano in un cassetto in attesa di essere spolverate, riordinate, aggiornate.

    E’ una di quelle domande a cui non possiamo dare una risposta precisa, come siamo soliti fare. C’è un più o meno ed è un più o meno in continua evoluzione.
    Solitamente i più piccoli dei nostri corsisti hanno terminato o stanno terminando il percorso di laurea triennale e sentono l’esigenza di un tipo di formazione più laboratoriale, pratica, gomito a gomito con docenti che fanno il lavoro dei loro sogni. I più grandi?

    Sono dipendenti, imprenditori, liberi professionisti, commercianti, ristoratori con attività storiche: non è l’età che conta, ma la consapevolezza che un tipo di formazione continua, un aggiornamento costante e una gran bella dose di curiosità verso il mondo dei social possa portare dei grossi miglioramenti nel lavoro – e in parte anche nella vita- di ognuno di loro. Si incontrano persone diverse, con età diversa, ma tutte con lo spirito che imparare qualcosa restando connessi con il mondo che cambia, valga la pena.

    E’ un buon modo per affrontare un percorso, qualunque età si abbia.

    Però, capita a volte che la forbice si allarghi.

    Che ci siano corsisti che non ci aspettavamo di trovare, più piccoli di quei 22 o 23 anni citati sopra. Che ci sia quella generazione Z di nativi digitali che con i social ha già dimestichezza e familiarità.

    Non è facile, per chi è adolescente, oggi capire che la familiarità che deriva dall’uso è ben diversa da un approccio professionale e che senza approfondire, studiare e imitare i professionisti del settore si va poco lontano. Qualcuno però, riesce a cogliere questo passaggio e quindi ci ritroviamo in aula giovanissimi con le idee chiare, a volte trascinati o spinti da qualcuno di famiglia.

    Alla Summer School del Master in Social Media e Digital Marketing che si è svolta a Riccione a fine giugno, in aula c’erano padre e figlio. Un uomo e un ragazzo del liceo, cinque giorni spalla a spalla per seguire lo stesso percorso, acquisire lo stesso bagaglio di conoscenze per portarlo, forse, in luoghi diversi del mondo o della stessa città. Trovare padre e figlio in aula è stata un’esperienza nuova che ci renderà ancora più difficile rispondere alla domanda: “Che età hanno i vostri corsisti?”. Di questa esperienza ha raccontato anche Rudy Bandiera sul suo blog, condividiamo la sua riflessione!

     

    Padre e figlio allo stesso master in digital e social media di Eurogiovani? MAI successo! Quindi ieri, credendo di avere visto tutto, sono andato nell’aula della foto e allora è successo: in prima fila a sinistra, il padre con il braccio del figlio davanti… ah, l’irruenza della gioventude 🙂

    Questa cosa mi ha fatto MOOOOLTO riflettere e la reputo magnifica:

    PADRE
    Consapevole di un mondo che corre si vuole tenere al passo perché il rischio REALE è quello di diventare inadeguati. E siccome si vive a lungo et in salute, meglio adeguarsi in corsa.

    FIGLIO
    Consapevole del mondo che corre, anche grazie al padre saggio, capisce che i social non nati e cresciuti su dinamiche che, per inesperienza, forse gli sfuggono e che è bene, per il proprio futuro, capire cosa fare e cosa farne.

    Credo che in questi due uomini vi sia la saggezza che tanto manca nel panorama lavorativo italiano: un giovane abbastanza saggio da capire che NON SA TUTTO e che molto c’è da fare e un uomo adulto abbastanza umile da capire che il mondo digital è importante e non così banale come sembra.

    Uno degli enormi problemi del lavoro nel nostro paese è che le persone con esperienza sono refrattarie al cambiamento, convinti che l’esperienza è l’unica cosa che serve: hanno visto tutto, sanno valutare tutto. L’altro problema è che spesso i giovani escono dalle scuole con una preparazione straordinaria in linea teorica ma non hanno idea di come giri, DAVVERO, il mondo del lavoro e quindi sono supponenti.

    La realtà è che serve tutto: serve la voglia di cambiare, di fare, di sbagliare, di mettersi in gioco, di studiare, di imparare e di disimparare.

    Serve tutto e nessuno di noi è pronto al cambiamento che stiamo vivendo. Nessuno. Dobbiamo cambiare non solo modus operandi ma modus vivendi e prima di tutto, questo atteggiamento mentale, lo dobbiamo passare ai nostri giovini.

    Se riuscissimo ad essere tutti come loro il mondo sarebbe un posto diverso: più concreto, serio, preparato e vivibile. Tutta la mia ammirazione ragazzi. La lezione l’avete data voi a me.

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